Il panorama degli incentivi economici e delle agevolazioni per le imprese italiane è al centro di una significativa trasformazione, grazie all’impegno del ministero delle Imprese e del made in Italy. L’obiettivo principale è quello di ridurre e semplificare un quadro che si è notevolmente ampliato nel corso del 2022, raggiungendo la considerevole cifra di 2.457 agevolazioni (di cui 271 gestite dalle amministrazioni centrali e 2.186 a livello regionale). Tale quadro aumenta a 2.616 se si includono le garanzie e le misure dell’Agenzia delle Entrate.
La nuova Relazione annuale presentata dal ministero al Parlamento rivela un’apparente contraddizione in due dati chiave. Da un lato, si evidenzia un censimento degli incentivi alle imprese che, escludendo le garanzie e le misure dell’Agenzia delle Entrate, segna un record di aumento: un +37% rispetto al 2021, raggiungendo un totale di 32,5 miliardi di euro. Le agevolazioni effettivamente erogate, trasformando in pagamenti concreti gli impegni degli anni precedenti, registrano un aumento impressionante del +104%, raggiungendo i 12 miliardi di euro.
Questi incrementi significativi sono principalmente spiegati dall’effetto di quattro misure cruciali. Il 50% degli impegni presi dalle amministrazioni centrali (quasi 14,2 miliardi di euro) deriva dalle agevolazioni nel mercato della capacità di energia elettrica (4,5 miliardi di euro), dagli oltre 2,8 miliardi di agevolazioni destinate agli energivori, dai 3,4 miliardi di euro assegnati a Tim e Open Fiber come vincitori della gara Pnr per la banda ultralarga (progetto Italia a 1 Giga), e dai 3,4 miliardi di euro stanziati per la decontribuzione dei lavoratori del Sud (con 900mila domande accolte). Tuttavia, un’analisi dettagliata della tabella delle concessioni rivela che le voci più rappresentative del sistema degli incentivi – come il Sostegno alle PMI, lo Sviluppo produttivo e territoriale, le Esportazioni, la Ricerca-sviluppo-innovazione – raccolgono una quota minoritaria degli aiuti, inferiore a 9 miliardi di euro, corrispondente al 27% del totale.
Passando ai incentivi gestiti dall’Agenzia delle Entrate, si osserva invece un calo nel 2022. Queste misure, analizzate separatamente nella Relazione, non rientrano nel calcolo dei 32,5 miliardi di euro e va precisato che includono solo gli interventi censiti nel Registro nazionale degli aiuti. Il bilancio ammonta a 2,8 miliardi di euro, con una diminuzione del 36,7% rispetto al 2021, e il numero delle agevolazioni diminuisce in modo ancora più vistoso, registrando un -86,7% a quota 170mila. Entrambi i dati sono principalmente attribuiti alle esenzioni fiscali e ai crediti d’imposta adottati in seguito alla crisi da Covid-19: l’importo è crollato da 2,4 miliardi di euro a 107 milioni e il numero delle agevolazioni è passato da 1,2 milioni a 21.700. Anche il credito d’imposta per gli investimenti nelle zone economiche speciali è sceso da 1,4 miliardi di euro a circa 135 milioni, sebbene controbilanciato dal bonus per gli investimenti nel Mezzogiorno.
La relazione, composta da oltre 250 pagine, presenta numerosi altri spunti di interesse. Uno di questi riguarda la rivalutazione della posizione italiana rispetto a Germania e Francia nell’utilizzo degli aiuti di Stato. Considerando gli aiuti pari o superiori a 500mila euro, l’Italia si posiziona effettivamente indietro per sovvenzioni/contributi in conto interessi e contributi a fondo perduto. Tuttavia, se si includono le garanzie statali per il credito alle imprese, la situazione si ribalta completamente.
In questa valutazione, l’Italia raggiunge un importo complessivo di 41 miliardi di euro con un totale di 23.100 agevolazioni, mentre Germania e Francia si fermano rispettivamente a 11,6 miliardi e 5,4 miliardi di euro. Le garanzie statali giocano un ruolo cruciale, rappresentando un totale di 21 miliardi di euro in Italia (13 miliardi attraverso il Fondo per le piccole e medie imprese e 8 miliardi attraverso le misure Sace).
In definitiva, la relazione del ministero delle Imprese e del made in Italy delinea un quadro complesso ma in evoluzione degli incentivi economici, sottolineando la necessità di riforme mirate per semplificare e ottimizzare il sistema, garantendo nel contempo un sostegno efficace alle imprese italiane nel contesto economico attuale.